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Il Superbonus al 110% diventa legge, l’ANCE pubblica la guida operativa

superbonusIl Superbonus al 110% diventa legge. Con la conversione del cd. Decreto Rilancio, approvato, ieri, in seconda lettura dal Senato, le nuove agevolazioni potenziate al 110% per i lavori di risparmio energetico, messa in sicurezza sismica e per il fotovoltaico, fruibili dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, entrano a pieno regime.

L’ANCE pubblica la prima Guida Operativa sui Superbonus potenziati, che verrà progressivamente aggiornata alla luce dei prossimi provvedimenti attuativi.

Guida Operativa sui Superbonus potenziati_17-07-2020

Recovery Plan UE: il piano di investimenti europeo per la ripresa

logo commissione ue

L’Unione Europea, sin dal principio della crisi, ha adottato diverse misure per supportare gli Stati membri con ingenti risorse derivanti in particolare: dal fondo europeo di sostegno all’occupazione SURE, da cui l’Italia dovrebbe ricevere circa 20 milioni di euro; dalla linea del MES per la gestione della crisi da COVID-19, di cui 36 miliardi saranno destinati all’Italia; dal Fondo di garanzia della BEI per i lavoratori e le imprese.

Oltre alle misure già adottate, per contribuire alla riparazione dei danni economici e sociali causati dalla pandemia e al rilancio dell’economia europea, la Commissione ha proposto un massiccio piano per la ripresa basato su due strumenti principali:

  • Next generation EU da 750 miliardi di euro raccolti sui mercati, di cui 500 a fondo perduto e 250 di prestiti a lunga scadenza.
  • Bilancio pluriennale dell’UE il periodo 2021-2017, che sarà rafforzato e portato ad un totale 1.100 miliardi di euro.

Per via dell’impatto maggiore della pandemia da Covid-19 sull’Italia, secondo le prime stime, al nostro paese dovrebbe toccare la fetta maggiore di risorse con circa 172 miliardi di euro: 81,8 miliardi a fondo perduto e 90,9 miliardi di prestiti.

Lo strumento principale di Next Generation EU sarà la “Recovery and Resilience Facility”. Per accedere a quest’ultima gli Stati membri dovranno presentare dei ‘Piani per la ripresa e la resilienza’, con dettagliati obiettivi di spesa, ai quali andranno gran parte delle risorse.

I ‘Recovery Plan’ nazionali verranno approvati dalla Commissione, dopo una procedura di consultazione degli Stati membri (Consiglio). E’ prevista una forma di ‘condizionalità’ in merito alla corretta gestione dei fondi da parte dei paesi beneficiari. In particolare, sarà verificato il rispetto, negli obiettivi di spesa, delle priorità della Commissione riguardo al ‘Green Deal’ e alla transizione digitale, e l’attuazione delle riforme strutturali chieste nelle ‘Raccomandazioni specifiche per paese’ del ‘semestre europeo’.

I finanziamenti saranno erogati in tranche successive che verranno sbloccate dopo la verifica del corretto uso dei fondi già versati e dovranno essere utilizzati in un arco temporale di 4 annidal 2021 al 2024.

Le misure mobiliteranno un totale di 1.800 miliardi di euro pronti a far ripartire l’Europa e i suoi Stati membri.

Il percorso di approvazione, però, si annuncia complicato e, per partire all’inizio del 2021, sarà fondamentale raggiungere un rapido accordo politico in seno al Consiglio Europeo entro l’estate.

In allegato una presentazione sintetica delle misure proposte dalla Commissione.

200612-ANCE-Piano di rilancio europeo

Covid & the city: Torino e Venezia le città con gli impatti economici maggiori

milano-1920x0-c-defaultAnalizzati per ANCI gli impatti del Covid-19 sui sistemi delle imprese delle città metropolitane, che complessivamente potrebbero perdere 321 miliardi di euro di fatturato nel biennio 2020-21 in caso di nuovi lockdown, quasi la metà del totale nazionale.

Le economie delle città metropolitane potrebbero risentire significativamente dell’impatto del Covid-19. Gli effetti negativi derivanti dall’emergenza sanitaria potrebbero causare nel prossimo biennio una perdita di fatturato dai 244 ai 320 miliardi di euro, a seconda dell’evoluzione del contagio. Gli impatti, molto significativi in tutte le città metropolitane, non saranno omogenei ma dipenderanno dalla specializzazione dei sistemi locali delle imprese: la perdita sarà relativamente maggiore a Torino e Venezia, mentre Catania e Bari saranno i sistemi meno esposti alle conseguenze del Covid.

E’ questo, in sintesi, lo spaccato che emerge da uno studio realizzato da Cerved per ANCI in cui si quantifica l’impatto del Covid-19 sulle imprese delle 14 città metropolitane italiane.

Lo studio utilizza l’impianto predittivo del Cerved Industry Forecast, con un’analisi granulare che monitora gli andamenti di oltre 1.600 settori sulla base di due scenari:

  • Uno scenario soft, di graduale ritorno alla normalità in cui si prevede una progressiva riapertura dell’economia a partire da maggio 2020, seppur in presenza di misure di contenimento dei contagi, e l’assenza di ulteriori periodi di lockdown.
  • Uno scenario hard, in cui si prevede la persistenza di una situazione emergenziale fino alla fine del 2020, con una ripartenza seguita da successivi periodi di lockdown.

il report pubblicato da Cerved

Ministero del Lavoro – brochure sul DL rilancio

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Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, sul sito istituzionale,  la brochure illustrativa sulle disposizioni introdotte dal D.L. n. 34/2020, c.d. Decreto Rilancio.

Si rileva, in particolare che, con riferimento alla possibilità di prorogare o rinnovare i contratti a tempo determinato fino al 30 agosto 2020, ai sensi dell’art. 93 del suddetto decreto, il Dicastero ha precisato che La durata di eventuali rapporti di lavoro a termine, prorogati o rinnovati in base a tale disposizione, non potrà eccedere la data del 30 agosto 2020”.

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Documento Ance sul rischio idrogeologico

dissesto idrogeologicoAnce Sicilia ha elaborato un documento sul piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico partendo dall’analisi della situazione attuale, elencando i finanziamenti provenienti da fonti nazionali e comunitarie (Patto per la Sicilia e PO FESR 2014-2020) e, monitorando il livello di spesa, la pianificazione e programmazione, emerge un esame delle problematiche riscontrate, con le relative proposte per la loro risoluzione.

In allegato, il documento di Ance Sicilia

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Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni – Febbraio 2018

copertina Osservatorio congiunturale Ance febbraio 2018Il 2017 è stato per le costruzioni un anno di grande delusione, nel quale erano state riposte molte aspettative sul tanto atteso cambio di segno per il settore, dopo una lunga e profonda crisi. Il risultato è stato di un ulteriore lieve calo dei livelli produttivi (-0,1%), con una perdita complessiva dall’inizio della crisi del 36,5%.
Su tale dinamica incide, in modo preponderante, il dato ancora fortemente negativo delle opere pubbliche, comparto che invece avrebbe dovuto trainare la ripresa degli investimenti in costruzioni, date le importati misure di rilancio per le infrastrutture previste dal Governo già nella Legge di Bilancio del 2017.
Queste misure, tuttavia, non hanno decisamente prodotto gli effetti sperati, a causa dell’incapacità di tradurre in cantieri le risorse disponibili e per l’inefficienza nelle procedure di spesa da parte della Pubblica Amministrazione.
Il 2018 potrebbe davvero rappresentare l’anno di svolta per il settore delle costruzioni. La previsione Ance è di un aumento degli investimenti in costruzioni del 2,4% su base annua.
Questo nuovo trend sarà guidato dal prolungamento della crescita del comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo, dall’importante e atteso cambio di segno nelle opere pubbliche – dopo oltre un decennio di forti cali – e dall’auspicato recupero dei livelli produttivi nella nuova edilizia abitativa.
A ciò si aggiunga il consolidarsi della ripresa del comparto non residenziale privato.
In allegato sono disponibili, la versione integrale dell’Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni, la Nota di sintesi, le slides di presentazione e la scheda stampa

Pianificazione urbanistica: modelli regionali a confronto

Pagine da DOSSIER_Modelli pianificazione urbanistica regioni gennaio 2018La normativa urbanistica nazionale, contenuta tuttora nella Legge 1150/1942, pone alla base della funzione di pianificazione territoriale dei Comuni, il Piano Regolatore Generale, uno strumento, caratterizzato da forte rigidità e durata indeterminata.
Dalla fine del secolo scorso, nell’intento di garantire maggiore flessibilità alla regolazione del territorio, le Regioni si sono dotate di piani urbanistici composti da due atti: uno a carattere strutturale/programmatico, finalizzato ad individuare gli obiettivi di medio-lungo periodo del territorio comunale ed uno a carattere operativo ossia conformativo della proprietà immobiliare e a validità quinquennale.
Si assiste ora all’inizio di una terza fase normativa a livello regionale (vedi LR Emilia Romagna 24/2017), in cui vi è un ritorno ad un piano unico e dai contenuti semplici: obiettivi, regole per il patrimonio edilizio esistente e per il territorio rurale e dotazioni territoriali differenziate per la città costruita e per quella eventualmente da costruire.
In una realtà dominata dalla globalizzazione e dai continui mutamenti economici e sociali, vi è l’esigenza di dare vita a piani flessibili, in grado di accogliere con celerità le nuove richieste o, addirittura, a piani in grado di anticipare le opportunità. Servono strumenti dotati di una maggiore apertura ai privati e al mercato, che, una volta individuati gli ambiti urbani ritenuti strategici sia di nuova trasformazione sia di riqualificazione, stabiliscano le dotazioni di servizi necessarie, lasciando libertà nella definizione delle tipologie edilizie e delle funzioni da insediare.
L’Ance ha predisposto un dossier che fa il punto sulle diverse tipologie di strumenti urbanistici previsti dalle leggi regionali in materia di governo del territorio, analizzando in particolare la durata del piano, la ripartizione del territorio comunale, la previsione e la durata dei diritti edificatori e il rapporto con i piani di livello attuativo.
Ne emerge un quadro piuttosto variegato in cui, a fronte della maggioranza delle regioni che si sono dotate di piani “sdoppiati” in parte programmatica e parte operativa ed una appena ritornata al piano unico “semplificato”, ve ne sono diverse ancora dotate di PRG. Si segnala infine che in Abruzzo, Sardegna e nella Provincia di Bolzano sono in corso di esame i disegni di legge sul governo del territorio che prevedono nuovi strumenti di pianificazione urbanistica.
In allegato il dossier “Pianificazione urbanistica comunale: modelli a confronto”

Pubblicato il Rapporto Bankitalia a novembre 2017 sulla economia in Sicilia

copertina bankitalia nov 2017 siciliaNei primi nove mesi del 2017 la fase di ripresa dell’economia siciliana si è rafforzata, con una sua maggiore diffusione tra i settori produttivi. Alla prosecuzione della dinamica positiva per il terziario privato, sospinta dai consumi delle famiglie siciliane e dalla spesa dei turisti italiani e stranieri, si è associato un miglioramento dei principali indicatori per il settore industriale, dopo la stagnazione dell’anno precedente. La congiuntura è rimasta sfavorevole, invece, nel settore edile, nonostante la crescita delle compravendite immobiliari.

Nella prima parte dell’anno le esportazioni di merci sono tornate a crescere, sia per la componente petrolifera sia per il resto dei comparti. Gli investimenti delle imprese, che già nel 2016 avevano invertito il lungo trend negativo, sono risultati in leggera espansione; secondo le aspettative delle aziende la tendenza dovrebbe rafforzarsi nel 2018, anche in connessione con le positive attese sulla domanda e l’elevato livello di liquidità accumulata negli ultimi anni.

Nel primo semestre dell’anno l’occupazione è aumentata lievemente, con un andamento positivo in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni. Ha trovato conferma la tendenza emersa nel 2016, con un incremento del numero di occupati per la categoria dei dipendenti. Una più ampia partecipazione al mercato del lavoro ha mantenuto il tasso di disoccupazione su livelli elevati.

Si è rafforzata la crescita del credito, avviatasi nella seconda parte dell’anno passato dopo oltre un triennio di contrazione. La dinamica è stata trainata dai prestiti alle famiglie, soprattutto dal credito al consumo, mentre quelli alle imprese hanno continuato a ridursi. Nel complesso gli indicatori della qualità del credito sono migliorati, riflettendo la fase congiunturale più favorevole; la rischiosità rimane ancora elevata per le imprese delle costruzioni.

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ANCE SICILIA: SCOMPARSE NEL NULLA 51 GARE BANDITE NEL 2016

immagine viadotto 3SICILIA: SCOMPARSE NEL NULLA 51 GARE BANDITE NEL 2016 SU 96 INCANTI NE SONO STATI AGGIUDICATI SOLO 45 CUTRONE: DAL 2013 PERSE LE TRACCE DI 456 GARE PER 559,7 M€, IL 50%. E’ UN FENOMENO CARSICO DI CUI NESSUNO SPIEGA IL PERCHÉ’ NE’ PENSA A PORVI RIMEDIO | ANCE Sicilia

In Sicilia all’incapacità dei governi di utilizzare le ingenti risorse disponibili per opere pubbliche si aggiunge l’inerzia delle stazioni appaltanti nell’aggiudicare i pochissimi bandi pubblicati. Il 2016 sarà ricordato come l’anno nero delle gare d’appalto nell’Isola. L’Osservatorio dell’Ance Sicilia sulle pubblicazioni nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, analizzando i pubblici incanti dello scorso anno aggiudicati entro il 31 ottobre 2017, evidenzia che su appena 96 nuove infrastrutture proposte al mercato per un valore di 142,4 milioni di euro (il trend più basso dal 1999), ne sono state aggiudicate appena 45 (46,88%) per un importo di 55,7 milioni (39,15%), cifra su cui si sta giocando la sopravvivenza dell’intero comparto regionale: su poco più di 2mila aziende ancora attive ne stanno lavorando solo 45 più l’indotto. Di contro, al 31 ottobre scorso non si hanno più notizie di 51 gare (53,12%) che non risultano né annullate o sospese né aggiudicate, per complessivi 86,6 milioni (60,85%).

Sono i bandi di competenza degli Urega a registrare la percentuale più alta di ritardi nelle procedure: sono scomparse dalle rilevazioni 22 gare su 31 (70,97%) per un valore di 63,8 milioni su 92,6 milioni complessivi (68,87%).

L’analisi storica dal 1999 in poi mostra alcune curiosità statistiche: il numero di gare annullate o sospese (che parte dalle 57 di 18 anni fa) si è via via ridotto progressivamente fino ad azzerarsi nel 2013; il numero delle gare di cui non si ha più notizia parte dalle 426 del 1999 (che corrispondono però al 17,90% di 2.380 gare bandite e a 198 milioni, il 13,45% di 1 miliardo e 477 milioni di euro di importo totale) e finisce con le 51 del 2016 che costituiscono il 53,12% delle 96 opere proposte, per 86,6 milioni, pari al 60,85% degli importi totali. Ciò è il risultato di un fortissimo depauperamento del mercato delle opere pubbliche aggravato da ritardi e inefficienze delle stazioni appaltanti.

Le province più colpite nel 2016 sono Siracusa con zero gare aggiudicate su due bandite, e Caltanissetta ed Enna (una su due).

Il mercato siciliano delle infrastrutture è ormai talmente asfittico e insignificante da non interessare più le aziende d’Oltre Stretto. Infatti, delle 45 imprese aggiudicatarie nel 2016, solo 2 hanno sede fuori dalla Sicilia, anche se sono risultate aggiudicatarie del 18,16% dei  55,7 milioni aggiudicati (esattamente 10,1 milioni). Le altre imprese impegnate nei cantieri sono 5 della provincia di Agrigento, 5 di Caltanissetta, 8 di Catania, nessuna di Enna, 7 di Messina, 11 di Palermo, 1 ciascuna di Ragusa, Siracusa e Trapani. Altre quattro imprese non sono identificabili territorialmente e sono assegnatarie del 7,6% degli importi (4,2 milioni).

“Ormai stiamo parlando del nulla – commenta Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – dal 2013 ad oggi non si hanno notizie di 456 gare d’appalto per 559,7 milioni di euro. Significa che il 50% delle già poche occasioni di lavoro si perde nel vuoto: un ‘fenomeno carsico’ di cui nessuno spiega il perché né pensa a porvi rimedio. Di fronte alla fame delle imprese e dei lavoratori la classe politica non può continuare ad essere indifferente. Il nuovo governo regionale dovrà porre tra le priorità lo sblocco delle procedure di gara responsabilizzando le commissioni e il pieno e immediato utilizzo dei quasi 10 miliardi di euro disponibili per infrastrutture. Il comparto dell’edilizia – conclude Cutrone – non potrà reggere un altro quinquennio di immobilismo”.

Osservatorio aggiudicazioni regione siciliana 2016

Produzione nelle costruzioni positiva a settembre, ma non si inverte il segno negativo

immagine redazionale tempostrettoL’indice Istat della produzione nelle costruzioni, corretto per gli effetti di calendario, evidenzia a settembre 2017, un aumento del 2,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Il risultato positivo di settembre, tuttavia, è insufficiente ad invertire il segno dei primi nove mesi dell’anno. Infatti, complessivamente l’indice manifesta ancora un lieve calo dello 0,1% rispetto al periodo gennaio – settembre 2016.
In allegato è disponibile il report del Centro Studi Ance