Unione Europea

Direttiva sui ritardi di pagamento. La relazione della Commissione UE al Parlamento Europeo

piano casaLa Commissione europea ha presentato al Parlamento europeo e al Consiglio la relazione sull’attuazione della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento.

La Commissione, in linea con i risultati dello studio sulla valutazione-ex-post-della-direttiva-del-novembre-2015 , conferma l’importanza della direttiva in essere e “raccomanda di mantenere la direttiva nella sua forma attuale e di concederle più tempo affinché possa sortire pienamente i propri effetti”.

Se la direttiva, infatti, ha permesso di mettere in evidenza il problema dei ritardi di pagamento e di contribuire a porre la questione al centro dell’agenda politica, in molti Stati membri, gli enti pubblici continuano a non rispettare i termini di pagamento previsti dalla direttiva (60 gg dal Sal nel caso dei lavori pubblici in Italia).

I ritardi di pagamento continuano, quindi, a essere un problema molto rilevante per le imprese.

Pertanto, la Commissione chiede agli Stati membri di attuare alcune azioni precise, anche al fine di assicurare il pieno rispetto della direttiva: mantenere la questione al centro dell’agenda politica, monitorare il fenomeno e informare sull’andamento dei pagamenti e promuovere iniziative di sostegno come, ad esempio, codici di pagamento rapido e incentivi/disincentivi in funzione della puntualità degli enti nei pagamenti.

La Commissione europea, dal canto suo, si impegna a svolgere alcune azioni in grado di favorire una più efficace applicazione della direttiva (diffusione di buone pratiche, analisi dei sistemi giudiziari nazionali nell’ambito dell’attuazione della procedura accelerata di recupero dei crediti, ecc).

Sul tema, si ricorda che, in merito alla situazione italiana, la Commissione dovrebbe decidere nelle prossime settimane se procedere formalmente con l’invio del “parere motivato”, il passo successivo della procedura di infrazione già avviata.

La Commissione UE: Transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio

logo commissione ueIn attuazione dell’impegno vincolante ed esteso a tutti i settori economici, assunto due anni fa dai Capi di Governo dell’Unione europea, di ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), il 20 luglio scorso, la Commissione Europea ha proposto un pacchetto di misure relative al contributo per la riduzione delle emissioni di CO2 richiesto agli Stati Membri nei settori non ETS (Emissions Trading Scheme).

Si tratta dei settori dell’edilizia, della gestione dei rifiuti, dei trasporti e dell’agricoltura, non compresi nella Direttiva sullo Scambio di Quote di Emissione.

Il pacchetto prevede, per quanto riguarda l’edilizia, il riesame dell’attuale quadro UE per l’efficienza energetica da parte della Commissione, che intende presentare proposte entro la fine dell’anno, in particolare sulle modalità per attirare finanziamenti da destinare alla ristrutturazione del parco immobiliare.

Entro il 2016, la Commissione definirà anche un protocollo volontario di riciclaggio per i rifiuti di costruzione e demolizione. Del pacchetto presentato a luglio fa parte anche la proposta legislativa, ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio, per l’introduzione di un Regolamento sugli obiettivi vincolanti per gli Stati Membri che stabilisce il contributo dei settori non-ETS nel periodo 2021-2030 (“Effort Sharing”), al fine di onorare gli impegni dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Comunicazione CE sugli aiuti di Stato per le infrastrutture

immagine viadotto 3La Commissione europea ha adottato una comunicazione sull’applicazione delle norme sugli aiuti di stato al finanziamento pubblico delle infrastrutture.

Nel documento, si afferma che gli investimenti pubblici per la costruzione o l’adeguamento delle infrastrutture non sono soggetti alla normativa sugli aiuti di stato se queste non sono in concorrenza diretta con altre infrastrutture dello stesso tipo.

E’ il caso, ad esempio, delle strade e delle ferrovie e delle reti idriche e delle reti fognarie.

Si afferma inoltre che non c’è aiuto se gli operatori e gli utilizzatori pagano un prezzo di mercato, anche se l’infrastruttura è costruita con l’ausilio di aiuti di Stato.

In questo caso, le autorità pubbliche devono quindi vigilare sul fatto che l’aiuto non sia trasferito agli operatori e agli utilizzatori dell’infrastruttura.

La Commissione focalizza infine la propria attenzione sugli investimenti pubblici che abbiano un effetto transfrontaliero. Pertanto, i finanziamenti per le infrastrutture o i servizi locali che non attirano l’interesse di stakeholder di altri Stati membri, e che hanno un effetto marginale sugli investimenti cross-border, non ricadono nella legislazione sugli aiuti di Stato.

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Piano di Investimenti per l’Europa. La Commissione UE stila un bilancio

logo commissione ueA un anno dal lancio del Piano Juncker, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo “L’Europa ricomincia a investire” in cui effettua un bilancio molto positivo: nel primo anno del Piano, sono stati attivati progetti che dovrebbero generare circa 100 miliardi di euro di investimento rispetto ad un obiettivo di 315 miliardi di euro in tre anni.

Grazie alla garanzia fornita dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha potuto investire in un numero maggiore di progetti, spesso più rischiosi, e in tempi più rapidi di quanto sarebbe stato possibile senza il FEIS.

Tra gli ambiti di intervento che beneficiano maggiormente del FEIS figurano il settore dell’energia con il 29% dei progetti approvati, la ricerca e lo sviluppo (23%), i settori trasporti ed economia digitale (entrambi il 13%), l’ambiente e l’efficienza nell’uso delle risorse così come le piccole e medie imprese (entrambi il 9%) e le infrastrutture sociali (4%).

Alla luce di questi risultati, la Commissione ha presentato proposte per dare al FEIS una prospettiva futura, prevedendone la proroga per ulteriori 3 anni, vale a dire fino al 2020, con l’obiettivo di proporne anche l’estensione per il periodo di programmazione finanziaria successivo al periodo 2014-2020.

La Commissione sta inoltre valutando di utilizzare lo schema del FEIS anche per i programmi di finanziamento esterni al territorio dell’Unione europea.

Infine, sempre la Commissione, insieme a Eurostat, preciserà e, se necessario, rivedrà gli orientamenti relativi agli aspetti contabili dei partenariati pubblico-privati (PPP), per stabilire se i progetti di PPP debbano essere conteggiati ai fini dell’applicazione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita.

comunicazione commissione ue su piano investimenti giugno 2016

Pubblicata dalla Commissione Europea guida per consumo zero entro il 2050

copertina no_net_land_take_by_2050_FB14_enLa Commissione europea (DG Ambiente – o DG “ENV”) ha pubblicato una guida su come la pianificazione urbana e rurale può contribuire a conseguire l’obiettivo di un consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050 (No net land take by 2050?). Si ricorda che già nel Programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020, la Commissione aveva affermato che “Le considerazioni ambientali […] dovrebbero essere integrate nelle decisioni che riguardano la pianificazione dell’uso dei terreni in modo da renderli più sostenibili, per progredire verso il conseguimento dell’obiettivo del «consumo netto di suolo pari a zero» entro il 2050”. Un tale concetto era stato affermato anche nella Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse: “entro il 2020 le strategie dell’UE terranno conto delle ripercussioni dirette e indirette sull’uso dei terreni nell’UE e a livello mondiale la percentuale di occupazione dei terreni sarà conforme all’obiettivo di arrivare a quota zero entro il 2050; l’erosione dei suoli sarà ridotta e il contenuto di materia organica aumentato, nel contempo saranno intraprese azioni per ripristinare i siti contaminati”.

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Contrattazione di II livello,istruzioni sullo sgravio contributivo 2014

immagine operai 1Fornite dall’Inps le istruzioni operative per accedere allo sgravio contributivo relativo agli importi corrisposti nel 2014 per l’incentivazione della contrattazione di secondo livello. La nota fornisce inoltre i codici causale, differenti per tipologia contrattuale, aziendale o territoriale, che potranno essere utilizzati dai datori di lavoro ammessi allo sgravio.

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Innalzate le soglie UE sugli appalti a partire dal 1° gennaio 2016

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Il 25 novembre 2015 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L 307/2015, i nuovi Regolamenti della Commissione Europea che stabiliscono le nuove soglie applicabili per le procedure di aggiudicazione degli appalti nel settore dei lavori, nei settori speciali e nelle concessioni.
Si tratta, in particolare:
·         del Regolamento n. 2015/2170 che modifica la direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, così rideterminando le soglie nei settori ordinari:
-       5.225.000 di Euro – appalti di lavori pubblici;
-       209.000 di Euro – appalti pubblici di forniture e di servizi;
-       135.000 di Euro – appalti pubblici di forniture e di servizi aggiudicati dalle amministrazioni aggiudicatrici che sono autorità governative centrali indicate nell’all. IV del D.Lgs. 163/2006;
·         del Regolamento n. 2015/2171 che modifica la direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio rideterminando così  le soglie nei settori speciali:
-       5.225.000 di Euro – appalti di lavori
-       418.000 di Euro – servizi e forniture
·         del Regolamento n. 2015/2172 che modifica la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio rideterminando così le soglie per le concessioni:
-       5.225.000 di Euro – concessioni di lavori e servizi
I Regolamenti che rideterminano le soglie comunitarie entreranno in vigore il 1° gennaio 2016.
Si allegano i testi dei tre regolamenti