Comunicati Stampa

Solidarietà Ance Messina a Rosario Fresta, presidente costruttori catanesi

ricciardelloIl Presidente di Ance Messina Pippo Ricciardello, insieme all’intero Consiglio Generale, manifesta la massima vicinanza a Rosario Fresta, presidente di Ance Catania, per il vile atto intimidatorio subito qualche giorno fa dall’imprenditore in un cantiere edile a Ravanusa. “Tutta la nostra Associazione desidera esprimere solidarietà al collega Fresta – si legge nella nota di Ance Messina – che ha dovuto subire l’incendio di un mezzo d’opera e, al di là del danno materiale, diciamo a Rosario di non mollare di un centimetro di fronte ai tentativi di condizionamento nelle attività economiche, da parte della criminalità organizzata. La legalità deve sempre prevalere e le nostre organizzazioni di categoria sono un baluardo indispensabile per ogni impresa in questa lotta quotidiana”.

Ance, Split Payment: proroga atto scellerato

buia presidenteLa richiesta di proroga dello split payment che il Governo avrebbe avanzato a Bruxelles è un deliberato atto contro le imprese a cui si continua a togliere liquidità: Italia fanalino di coda Ue per rimborsi Iva. “Se veramente sarà confermata, la richiesta di proroga che il Governo avrebbe avanzato in Europa, sarà l’ennesima prova che invece di voler aiutare le imprese si fa di tutto per farle chiudere, soprattutto in questo momento”, dice senza mezzi termini il Presidente Ance, Gabriele Buia.

“Se questo è lo spirito che anima il Governo negli Stati generali dell’economia che si aprono oggi allora non c’è da stare tranquilli”, commenta Buia. “Sono anni che ci battiamo per l’eliminazione di una norma ingiusta che drena 2,5 mld all’anno alle imprese con la scusa che si vuole combattere l’evasione: balle! Serve solo per fare cassa e subito a danno di tante imprese oneste”. 

Infatti, con l’entrata in vigore della fatturazione elettronica, che consente di controllare in modo capillare i versamenti, è venuta meno anche la motivazione originaria che aveva spinto 5 anni fa il legislatore ad adottare questa misura che peraltro a detta di Bruxelles doveva e poteva avere solo carattere temporaneo. Inoltre, visto che l’Italia è fanalino di coda dell’Ue per rimborso Iva (63 settimane di media contro quella europea di 16) significa che le imprese dovranno aspettare anni per riavere il proprio credito. “E’ evidente che si vuol far pagare ancora una volta alle imprese i costi sostenuti dallo Stato: con una mano ci danno liquidità, peraltro in tempi lunghi e in modo non efficiente, e con l’altra ce la tolgono subito”.

“Una decisione”, continua Buia, “che appare del tutto in contrasto con quanto previsto anche nei programmi elettorali delle forze di maggioranza e dal Premier stesso in tutte le occasioni pubbliche e di fronte alla quale non siamo disposti a stare con le mani in mano”. Per le imprese che stanno affrontando con coraggio questa durissima crisi rappresenterebbe infatti “una mazzata finale ingiustificata e peraltro illegittima. Mi chiedo come l’Europa potrà approvare l’ennesima proroga di una misura che doveva già essere accantonata da tempo: di questo passo non resterà in piedi un’impresa in grado di costruire infrastrutture!” 

Assemblea Ance: Progetto Italia non dà sufficienti garanzie per la tenuta di tutto il sistema

gabriele_buia_650x200_fotoL’Assemblea Ance, riunita ieri a Roma, ha ritenuto che, sulla base degli elementi finora acquisiti, il Progetto Italia non garantisce la tutela dell’intero sistema imprenditoriale.
Pur condividendo l’obiettivo di creare un grande player internazionale che andrebbe a formarsi con l’accorpamento di alcuni gruppi industriali del settore delle costruzioni, l’operazione che prevede tra l’altro il coinvolgimento diretto della Cassa depositi e prestiti non convince le imprese aderenti all’Ance per gli effetti sul mercato. In particolare il richiamo è alla tutela della concorrenza, valore che da sempre l’Ance considera prioritario per consentire a tutte le imprese del sistema di svolgere la propria attività alle stesse condizioni.
In attesa dunque di una decisione la cui responsabilità spetta comunque al Governo, occorre in ogni modo garantire attraverso un’efficace politica industriale che manca quasi da vent’anni nel Paese, il ruolo centrale del settore delle costruzioni e mettere in campo soluzioni di sistema che promuovano la crescita di un comparto indispensabile per la tenuta economica e per il benessere sociale dei cittadini.

Ance: ecco il Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore

lavoro-cantiere-costruzioni-casa-edilizia-edileMettere le costruzioni al centro delle politiche per la crescita significa creare occupazione, recuperando i 600 mila posti di lavoro persi negli anni di crisi, e accelerare la ripresa economica. A chiederlo sono le sigle datoriali della filiera delle costruzioni insieme ai professionisti e alle società di ingegneria che hanno firmato il Manifesto per le elezioni politiche del 2018.

Ance, Legacoop produzione e servizi, Anaepa Confartigianato edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem, Confapi Aniem, Oice e al Consiglio nazionale degli ingegneri, hanno stilato un elenco di priorità e di interventi necessari per ridare slancio a un settore in grado di far crescere l’Italia di un mezzo punto percentuale in più all’anno.

Dieci i temi strategici che la politica deve affrontare per far ripartire il settore. Si parte dal rilancio delle infrastrutture, con l’eliminazione di tutti gli ostacoli che bloccano la trasformazione degli stanziamenti in cantieri con un focus sui tanti, troppi oneri burocratici che impediscono alle imprese di operare. Forte, poi è l’appello a rivedere il Codice degli appalti, che dopo quasi due anni dall’entrata in vigore non è riuscito a imprimere il tanto atteso cambio di passo e sembra anzi aver tradito lo spirito della legge delega frenando un settore che era già in grandi difficoltà a causa della crisi del mercato.

Un ampio capitolo è dedicato anche al tema della sostenibilità, dell’economia circolare e della rigenerazione urbana, considerate le vere sfide per il futuro del Paese. Diversi sono, in particolare, gli interventi necessari per favorire il recupero delle aree degradate e incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, ormai vecchio e insicuro. Obiettivo, quest’ultimo che può essere raggiunto solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale.

Centrale anche il tema del lavoro, il cui costo per l’edilizia è più alto di tutti gli altri settori industriali a parità di prestazioni, e quello della sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Quello che la filiera chiede è di dare avvio a una vera e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l’accesso al credito delle imprese di costruzione, qualifichino gli operatori e consentano al settore di innovarsi sfruttando al meglio i nuovi strumenti messi in campo. Non senza un richiamo al rispetto della legalità, che deve avvenire nei fatti e non solo sulla carta.

“Se il Paese vuole veramente tornare a crescere e si vuole creare occupazione sul territorio in modo stabile la politica e chi sarà chiamato a governare nei prossimi anni ci deve ascoltare e tradurre in provvedimenti operativi le nostre proposte”, conclude il presidente dell’Ance, Gabriele Buia.

ANCE SICILIA: SCOMPARSE NEL NULLA 51 GARE BANDITE NEL 2016

immagine viadotto 3SICILIA: SCOMPARSE NEL NULLA 51 GARE BANDITE NEL 2016 SU 96 INCANTI NE SONO STATI AGGIUDICATI SOLO 45 CUTRONE: DAL 2013 PERSE LE TRACCE DI 456 GARE PER 559,7 M€, IL 50%. E’ UN FENOMENO CARSICO DI CUI NESSUNO SPIEGA IL PERCHÉ’ NE’ PENSA A PORVI RIMEDIO | ANCE Sicilia

In Sicilia all’incapacità dei governi di utilizzare le ingenti risorse disponibili per opere pubbliche si aggiunge l’inerzia delle stazioni appaltanti nell’aggiudicare i pochissimi bandi pubblicati. Il 2016 sarà ricordato come l’anno nero delle gare d’appalto nell’Isola. L’Osservatorio dell’Ance Sicilia sulle pubblicazioni nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, analizzando i pubblici incanti dello scorso anno aggiudicati entro il 31 ottobre 2017, evidenzia che su appena 96 nuove infrastrutture proposte al mercato per un valore di 142,4 milioni di euro (il trend più basso dal 1999), ne sono state aggiudicate appena 45 (46,88%) per un importo di 55,7 milioni (39,15%), cifra su cui si sta giocando la sopravvivenza dell’intero comparto regionale: su poco più di 2mila aziende ancora attive ne stanno lavorando solo 45 più l’indotto. Di contro, al 31 ottobre scorso non si hanno più notizie di 51 gare (53,12%) che non risultano né annullate o sospese né aggiudicate, per complessivi 86,6 milioni (60,85%).

Sono i bandi di competenza degli Urega a registrare la percentuale più alta di ritardi nelle procedure: sono scomparse dalle rilevazioni 22 gare su 31 (70,97%) per un valore di 63,8 milioni su 92,6 milioni complessivi (68,87%).

L’analisi storica dal 1999 in poi mostra alcune curiosità statistiche: il numero di gare annullate o sospese (che parte dalle 57 di 18 anni fa) si è via via ridotto progressivamente fino ad azzerarsi nel 2013; il numero delle gare di cui non si ha più notizia parte dalle 426 del 1999 (che corrispondono però al 17,90% di 2.380 gare bandite e a 198 milioni, il 13,45% di 1 miliardo e 477 milioni di euro di importo totale) e finisce con le 51 del 2016 che costituiscono il 53,12% delle 96 opere proposte, per 86,6 milioni, pari al 60,85% degli importi totali. Ciò è il risultato di un fortissimo depauperamento del mercato delle opere pubbliche aggravato da ritardi e inefficienze delle stazioni appaltanti.

Le province più colpite nel 2016 sono Siracusa con zero gare aggiudicate su due bandite, e Caltanissetta ed Enna (una su due).

Il mercato siciliano delle infrastrutture è ormai talmente asfittico e insignificante da non interessare più le aziende d’Oltre Stretto. Infatti, delle 45 imprese aggiudicatarie nel 2016, solo 2 hanno sede fuori dalla Sicilia, anche se sono risultate aggiudicatarie del 18,16% dei  55,7 milioni aggiudicati (esattamente 10,1 milioni). Le altre imprese impegnate nei cantieri sono 5 della provincia di Agrigento, 5 di Caltanissetta, 8 di Catania, nessuna di Enna, 7 di Messina, 11 di Palermo, 1 ciascuna di Ragusa, Siracusa e Trapani. Altre quattro imprese non sono identificabili territorialmente e sono assegnatarie del 7,6% degli importi (4,2 milioni).

“Ormai stiamo parlando del nulla – commenta Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – dal 2013 ad oggi non si hanno notizie di 456 gare d’appalto per 559,7 milioni di euro. Significa che il 50% delle già poche occasioni di lavoro si perde nel vuoto: un ‘fenomeno carsico’ di cui nessuno spiega il perché né pensa a porvi rimedio. Di fronte alla fame delle imprese e dei lavoratori la classe politica non può continuare ad essere indifferente. Il nuovo governo regionale dovrà porre tra le priorità lo sblocco delle procedure di gara responsabilizzando le commissioni e il pieno e immediato utilizzo dei quasi 10 miliardi di euro disponibili per infrastrutture. Il comparto dell’edilizia – conclude Cutrone – non potrà reggere un altro quinquennio di immobilismo”.

Osservatorio aggiudicazioni regione siciliana 2016

IL FUTURO DELL’EDILIZIA A MESSINA: PIANO INFRASTRUTTURE 2017-2020 – Il resoconto

20170513_103235La costituzione di una cabina di monitoraggio, composta da associazioni imprenditoriali, ordini professionali ed enti locali, con la stretta collaborazione degli uffici regionali, per verificare l’esecutività dei progetti già ammessi a finanziamento. Questo è uno degli impegni scaturiti dal convegno dibattito “IL FUTURO DELL’EDILIZIA… PIANI DI SVILUPPO INFRASTRUTTURALE. MESSINA 2017-2020”, svoltosi il 13 maggio 2017, al Palacultura “Antonello da Messina” su iniziativa delle organizzazioni imprenditoriali provinciali dell’edilizia del comparto industria (ANCE) e degli artigiani (CNA,CLAAI, SADACASA).

Con questo risultato, si intende superare, in uno spirito di collaborazione e di sinergia tra forze sociali, politiche ed amministrative del territorio, uno dei problemi più grossi nel percorso che porta dalla programmazione alla realizzazione ed all’utilizzo per la collettività di tutta quella grande mole di investimenti per infrastrutture spesso rimasti solo sulla carta o nel libro dei sogni, per poi entrare a far parte della lunga lista delle opere incompiute.

La mancanza di progetti esecutivi non dipende solo da una scarsa competenza degli uffici tecnici negli enti pubblici destinatari dell’intervento, ma entrano in gioco una serie di problematiche connesse alle norme legislative in continua evoluzione e modificate troppo spesso nel corso degli ultimi 25 anni, che costringono i tecnici comunali o degli altri rami dell’amministrazione locale a rincorrere le nuove procedure, senza poter davvero rinnovare il proprio parco progetti e renderlo al passo con tutti i passaggi richiesti dalle leggi per arrivare al timbro “esecutivo”, che apre la porta all’emissione del decreto di finanziamento ed all’avvio dei cantieri.

L’incontro, svoltosi nella mattinata di sabato 13 maggio in una delle sale del Palazzo della Cultura di Viale Boccetta, ha visto la partecipazione di tantissimi imprenditori, tra cui il Presidente di Ance Catania Giuseppe Piana, ma anche di professionisti ed alcuni esponenti politici, interessati a comprendere cosa blocchi, realmente, il processo di realizzazione concreta di una opera pubblica e, quindi, quali potrebbero essere, verosimilmente, le infrastrutture realizzabili in Sicilia e nell’area metropolitana di Messina, nel breve periodo e fino al 2020.

20170513_124151Dopo l’introduzione affidata alla giornalista Rosaria Brancato, moderatrice dell’evento, ed i saluti del Presidente dell’Ance Messina Giuseppe Ricciardello, spazio alla relazione sui temi del convegno, esposta dal Presidente del CNA Costruzioni Messina Luca Calabrese, prima dell’intervento dell’ing. prof. Donato Carlea, provveditore alle Opere Pubbliche di Sicilia e Calabria, che ha valorizzato l’importanza dell’ente da lui diretto nelle fasi cruciali di realizzazione in alcuni rilevanti interventi infrastrutturali in ambito nazionale, interagendo con tutti gli attori istituzionali coinvolti in una opera pubblica, che hanno bisogno dell’assistenza e della funzione sussidiaria svolta dal Provveditorato, ma anche rivendicando gli interventi svolti come stazione appaltante, in ultimo lo stanziamento di 15 milioni di euro per la realizzazione di 14 caserme dei Carabinieri in Aspromonte, con una valenza supplementare di ordine sociale. “L’unico modo per uscire da questa situazione di crisi” – ha affermato il provveditore- “è quello che io chiamo il progetto esecutivo perfetto. Solo così superiamo le lungaggini che finora si sono registrate in un processo troppo farraginoso e nel quale si annida la corruzione.

Il parterre politico presente ha fatto sentire la propria voce con l’opinione del deputato nazionale on. Vincenzo Garofalo, da sempre attento ed interessato alle dinamiche legate allo sviluppo infrastrutturale, e dell’on. Beppe Picciolo, uno dei più attivi rappresentanti messinesi all’interno dell’Ars.

L’on. Picciolo si è soffermato sulle inefficienze delle strutture tecniche comunali, citando come esempio le grosse difficoltà riscontrate nella realizzazione pratica dell’inventario nazionale dei progetti di opere pubbliche per la Difesa del Suolo, il cosiddetto progetto ReNDis , impostato per analizzare il rapporto tra i fondi stanziati ed il numero di progetti realizzati e cantierabili, fornendo così un supporto sia alla fase di programmazione che di avvio dei lavori di difesa del suolo. In questo frangente, l’on. Picciolo si è reso conto direttamente delle problematiche incontrate dai Comuni sul nostro territorio per poter far diventare davvero esecutivo un progetto. Interessanti anche le cifre trasmesse all’uditorio dall’Assessore al Territorio ed Ambiente Maurizio Croce, riguardanti la situazione attuale degli interventi sul dissesto idrogeologico in Sicilia, con 249 progetti finanziabili, tra i quali 71 sono esecutivi, 91 definitivi e 87 preliminari, definendo la previsione di renderne cantierabili 110 nel 2017, 52 nel 2018 e 87 nel 2019.

L’on. Garofalo ha, invece, trattato il tema delle criticità legate alla programmazione da parte degli enti locali che dovrebbero migliorare l’approccio a questa fase, mentre tutto il settore delle opere pubbliche avrebbe l’esigenza di puntare maggiormente sulla qualificazione della progettazione, delle imprese e delle procedure di assegnazione delle gare, senza considerare il ribasso come unico elemento valido di aggiudicazione, ma dando maggior peso agli elementi che valorizzano la struttura e gli investimenti delle aziende partecipanti. Uno sbocco importante per il rilancio del settore edile, a giudizio dell’on. Garofalo, è sicuramente quello della riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato esistente, sia sul piano del risparmio energetico, che su quello della prevenzione sismica.

Il dott. Antonino Genovesi, componente il nucleo di valutazione degli investimenti pubblici della Regione Sicilia, stretto collaboratore del Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione regionale Vincenzo Falgares, ha invece esposto in modo chiaro e sintetico il quadro delle risorse della Politica di Coesione in Sicilia e nel territorio di Messina, con particolare attenzione  per il settore delle costruzioni, scindendo le diverse voci contenute nei programmi operativi e nei Patti per la Regione e per le aree metropolitane, fino ad arrivare ai complessivi 835 milioni di euro disponibili nell’Area Metropolitana di Messina all’interno dei diversi settori di intervento, solo all’interno del Patto per la Sicilia e del Patto per Messina.

Il prof. Guido Signorino, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Messina, ha posto l’accento sulle scelte politiche che hanno indirizzato gli interventi della Giunta Comunale nell’ambito degli strumenti di programmazione, mettendo in evidenza che, nel prossimo triennio, potranno essere cantierabili opere per circa 250 milioni di euro, tra cui una attenzione particolare è stata riservata alla tutela dal rischio idrogeologico e dell’ambiente, oltre che al recupero del patrimonio immobiliare in chiave antisismica e ambientale. Importante è stata anche la disponibilità manifestata pubblicamente dal prof. Signorino a nome dell’amministrazione comunale di Messina, per la costituzione di un tavolo insieme ad imprese, professionisti e tecnici del settore per monitorare lo stato dei progetti già esistenti e interloquire in modo costruttivo con le strutture regionali, elaborando le soluzioni per rendere esecutivi il maggior numero possibile di progetti. Infine, Signorino ha reso noto che si sta perfezionando, proprio in questi giorni, la stipula di una convenzione con il Commissario Delegato al rischio idrogeologico regionale, dott. Maurizio Croce per accelerare le procedure di avvio degli interventi legati al rischio idrogeologico compresi nel Patto per Messina, riducendo drasticamente a una decina di giorni i termini di avvio dei lavori.

Molto interessanti anche gli spunti forniti dal dott. Fulvio Bellomo, dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture della Regione, il quale è partito dalle cifre fornite, in avvio di convegno, sul trend negativo degli appalti in Sicilia, definendolo patologico in rapporto al momento di passaggio tra la vecchia e la nuova programmazione di tutti i fondi nei quali è coinvolto l’apparato regionale, affermando che, dopo un momento di stallo, la macchina dei finanziamenti si sta rimettendo in moto. Il Dipartimento del quale è responsabile Bellomo ha competenze su tre settori fondamentali: le strade principali e secondarie, la portualità e la riqualificazione urbana. Per quanto riguarda le strade provinciali, sono stati resi disponibili 90 milioni di euro per la provincia di Messina, con la novità di una quota riservata al finanziamento delle progettazioni, mentre per le opere portuali.

Bellomo ha poi precisato che l’iter di finanziamento del progetto di completamento del Porto di Tremestieri, attende solo le comunicazioni sulle fonti finanziarie da parte di Autorità Portuale di Messina e Provveditorato Opere Pubbliche, prima di essere sbloccato nella sua totalità. Nello stesso ambito, hanno la loro rilevanza anche gli 11 milioni per la ristrutturazione dei porti nelle isole minori, tra i quali 5 milioni di euro sono destinati a Lipari, Vulcano e Stromboli. Riguardo poi alla riqualificazione urbana nei piccoli comuni siciliani, sono disponibili 241 milioni di euro per 300 progetti, con decreti di finanziamento pronti per 85 milioni di euro. In conclusione del suo intervento, il dott. Bellomo ha fatto un accenno alla legge sul risanamento di Messina, della quale ancora non si conosce il destino finale, per poi affermare che, al momento attuale, le opere che possono essere avviate ragionevolmente, entro il 2017, di competenza del suo dipartimento, ammontano a circa 80 milioni di euro per la riqualificazione urbana, 19 milioni di euro per le strade provinciali, 50 milioni di euro per le manutenzioni del Consorzio Autostrade Siciliane e 25 milioni di euro per le strade Anas in Sicilia.

L’iniziativa è proseguita con il dibattito aperto agli interventi dei presenti, dal presidente dell’Ordine degli Architetti di Messina Giovanni Lazzari, del dirigente responsabile dell’Urega di Messina Giovanni Franciò, del rappresentante di Cittadinanza Attiva Enzo Colavecchio, del presidente di Capitale Messina Pino Falzea, dell’on. Nino Beninati, che, pur da posizioni diverse riguardo alle ragioni del blocco delle opere pubbliche, hanno dato la massima disponibilità ad interagire con le Associazioni degli imprenditori edili organizzatrici del convegno per fare fronte comune e contribuire al superamento della pesantissima crisi del settore.

In conclusione, il Presidente di Ance Messina Giuseppe Ricciardello ha considerato molto positiva l’iniziativa realizzata insieme ai colleghi artigiani messinesi, soprattutto perché ha prodotto l’impegno da parte degli amministratori del comune capoluogo, dei professionisti e tecnici del settore, dei dirigenti presenti appartenenti alla macchina burocratica regionale e degli esponenti politici intervenuti, a monitorare i progetti esistenti presso i comuni dell’area metropolitana di Messina, fornendo tutte le competenze e l’assistenza necessaria a superare le criticità che impediscono di utilizzare in tempi ragionevolmente brevi tutte le risorse inserite all’interno degli strumenti di programmazione.

IL FUTURO DELL’EDILIZIA A MESSINA: PIANO INFRASTRUTTURE 2017-2020 – Palacultura Messina 13-05-2017 ore 9.30 -

immagine redazionale tempostretto“Fare fronte comune per combattere la crisi”: questa potrebbe essere la parola d’ordine per definire lo spirito con il quale l’Ance Messina, insieme alle associazioni degli artigiani edili messinesi CNA, CLAAI e SADACASA, hanno organizzato il convegno-dibattito “Il FUTURO DELL’EDILIZIA… PIANI DI SVILUPPO INFRASTRUTTURALE. MESSINA 2017-2020”, che si terrà sabato 13 maggio, a partire dalle 9,30, nella sala congressi al primo piano del Palacultura “Antonello da Messina”.

La carenza di infrastrutture significa condannare larghe porzioni della cittadinanza a dover affrontare, in qualunque attività della propria vita o del proprio lavoro, un gap difficile da recuperare nei confronti con altre aree del nostro Paese o del resto del mondo, in un mercato concorrenziale sempre più globale. Ma non costruire strade, acquedotti, fognature, edifici moderni e funzionali, ferrovie, opere di tutela e salvaguardia dai disastri idrogeologici, oppure non riqualificare e non rendere sicuro o recuperare il patrimonio immobiliare esistente, costituisce un colpo mortale per tutti quegli operai, artigiani, imprenditori, impegnati, direttamente o nell’indotto, nel comparto edile, tradizionalmente volano dell’economia e percepito, da ormai troppi anni, in maniera totalmente distorta dall’opinione pubblica, specialmente in Italia. Un mercato asfittico per ragioni profonde che non risiedono solo nella carenza di risorse finanziarie da destinare agli investimenti, ma da una serie di problematiche che incidono su ogni fase del processo decisionale e gestionale di una opera pubblica, dalla sua progettazione al suo collaudo e fruizione. Le imprese edili assistono, come il resto dell’opinione pubblica, agli annunci di grandi piani di programmazione, con miliardi di euro destinati alla realizzazione di lavori importanti per la collettività, ma le cifre delle opere pubbliche restano sempre più drammatiche per il settore.

Gli ultimi dati relativi agli appalti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana sono semplicemente agghiaccianti: nel 2007 le gare erano 1.238, l’anno passato sono state 96, con gli importi messi a disposizione crollati da circa 1,3 miliardi di euro a poco più di 142 milioni. Un calo dell’88,79% degli apporti finanziari e del 92,25% degli avvisi pubblici, che viene riequilibrato in parte da quelle tipologie di lavori non pubblicate sulla GURS, ma, comunque, rappresenta un segnale abbastanza netto della vera e propria mannaia abbattutasi sull’edilizia nella nostra Regione. Passando, poi, alla realtà messinese, i numeri sulla forza lavoro dichiarata dalle imprese iscritte alla Cassa Edile della provincia ratificano questo trend apocalittico:  dai quasi 14.000 operai del 2008 si è passati ai circa 7.800 attuali, con un – 45% che significa ben 6.219 famiglie senza la possibilità di un salario, cui si aggiungono le 832 imprese mancanti all’appello nel medesimo periodo. Il numero più impressionante è però il calo di ben il  55 % delle ore lavorate, perché definisce in modo abbastanza chiaro la diminuzione del peso del comparto.

Ecco il motivo per il quale le imprese edili messinesi attendono con ansia di sapere come ed in che tempi saranno realizzate le opere e gli interventi già previsti ed individuati sul territorio dal Patto per Messina (circa 778 milioni di euro), dal Patto per la Sicilia (circa 850 milioni di euro) e da tutti gli altri quadri di programmazione previsti in ambito comunitario, nazionale e regionale.

Per questo, ANCE, CNA, CLAAI e SADACASA hanno messo in cantiere questa iniziativa pubblica, invitando tutti i sindaci ed i responsabili tecnici dei Comuni dell’Area Metropolitana di Messina, le imprese edili della provincia, gli ordini professionali, le organizzazioni sindacali di categoria, i rappresentanti delle altre associazioni imprenditoriali ed artigiane, le forze sociali e produttive, la deputazione regionale e nazionale eletta nel territorio, i cittadini, a partecipare per ascoltare i relatori, ma anche per intervenire durante il dibattito che seguirà la prima parte dell’evento.

Il programma prevede l’inizio dei lavori alle 9,30, con i saluti del Presidente dell’Ance Messina Giuseppe Ricciardello e del Presidente del CNA Costruzioni Sicilia Luca Calabrese, a nome anche delle altre sigle organizzatrici del convegno (CLAAI e SADACASA).

Seguiranno gli interventi dei seguenti relatori, introdotti e moderati dalla giornalista Rosaria Brancato, che tratteranno contenuti inerenti alle loro competenze o ruoli istituzionali in rapporto al tema del convegno:

  • Prof. Donato Carlea – Provveditore alle Opere Pubbliche Sicilia e Calabria -
  • Antonino Genovesi – Nucleo di valutazione per gli investimenti pubblici della Regione Siciliana
  • Sergio De Cola – Assessore Lavori Pubblici e Politiche del Territorio Comune Messina -
  • Maurizio Croce – Assessore Regionale Territorio ed Ambiente
  • Giovanni Pistorio – Assessore Regionale Infrastrutture e Trasporti

Al termine delle relazioni, vi sarà uno spazio interamente dedicato agli invitati presenti, i quali potranno prendere la parola, interloquendo con i relatori e dando vita al dibattito che costituirà un importante momento di confronto sulle problematiche dei piani di intervento infrastrutturali nel nostro territorio.

L’auspicio delle Associazioni organizzatrici dell’evento è che, da questa giornata di lavoro, scaturisca un quadro più chiaro delle opportunità concrete di investimento realizzabili nell’area metropolitana di Messina da oggi al 2020, ed anche un impegno, da parte delle componenti locali politiche, amministrative e sociali, per operare nell’interesse dello sviluppo del territorio, partendo dalla ripresa del comparto delle costruzioni.

PROGRAMMA CONVEGNO PALACULTURA 13-05-2017

TORNARE A INVESTIRE SU SCUOLE E TERRITORIO SI PUO’

bgcfjadcEntro il 20 febbraio gli enti territoriali possono presentare domanda per utilizzare risorse fuori dai vincoli di bilancio per investimenti sulle scuole e sul territorio.

Mettere in sicurezza le scuole e il territorio attivando interventi utili alla salute dei cittadini e all’economia locale oggi è possibile.

Gli enti locali hanno, infatti, ancora qualche giorno di tempo per usufruire di spazi finanziari fuori dai vincoli del pareggio di bilancio e poter avviare interventi su scuole, e messa in sicurezza sismica e idrogeologica.

Si tratta di una possibilità offerta dalla legge di bilancio 2017 che libera nelle casse degli enti locali somme consistenti: 700 milioni di euro nel triennio 2017-2019 di cui 300 milioni solo per l’edilizia scolastica.

Entro il prossimo 20 febbraio gli enti locali potranno inviare la propria richiesta alla struttura di missione per l’edilizia scolastica o alla Ragioneria generale dello Stato, secondo specifiche procedure segnalate dal Governo.

“Si tratta di un’occasione che non possiamo perdere” dichiara il Presidente di Ance Messina Giuseppe Ricciardello, “Il nostro sistema associativo è pronto a offrire tutto il proprio supporto e la massima collaborazione per riuscire a realizzare finalmente una serie di interventi indispensabili per la sicurezza dei nostri figli e per la competitività del nostro territorio. Per questo, abbiamo inviato a tutti i Comuni della nostra Provincia una informativa contenente i riferimenti più immediati necessari per attivare le procedure e poter accedere alle opportunità offerte dalla Legge di Stabilità.  Inoltre, l’Ance Messina – sottolinea Ricciardello – ha già in programma di realizzare un servizio dedicato all’assistenza di tutti gli enti locali per informare sulle possibilità di rilanciare gli investimenti sul territorio e monitorare le criticità dell’iter che dovrebbe portare, in modo più celere ed efficace, una opera pubblica dalla sua progettazione alla realizzazione, dando respiro all’economia e migliorando la qualità di vita complessiva di tutta la popolazione”.